La vecchia aia


Vecchia aia

Vecchiaia

Poche le pagine.

Della vecchiaia,

delineo l'immagine.

Profondi i graffi.

Non era il vento,

a prendere a schiaffi!

Al sangue,

preferisco l'inchiostro.

Ti prego.

..Non avvicinarti,

con quella maschera da mostro.

Che i graffi dritti

divengano i righi scritti.

Ricurve le dita.

Quella forza,

in lungo e largo,

trascinava spedita.

Pelle cadente,

ossatura sporgente.

Picchia duro,

l'esterno agente.

In bocca,

più nessun dente.

Morente.

Và in onda

una scena carente.

Vivere o morire.

Cosa è peggio?

Interrato su questo poggio?

Allungare un braccio.

Non ricevere, però,

nessun aggancio.

Incontro pian piano.

Qualcuno scaglia una mano.

Sgobbare,

dal primo canto del gallo.

Sulle spalle

il pesante corbello.

Dentro l'umano,

non c'è più,

nessun capitano.

Rimanere una compagnia cattiva.

Perché non più forte,

per una vita attiva.

Forti sono,

i, preferiti, nipoti.

Sono lontani, però,

dai lavori faticosi.

Forte coltivatore,

costretto a calare le ancore.

Corpo agricolo.

..Animo non ridicolo!

Il sangue esce

dalle vecchie vene.

Ti prego.

..Vogliami ancora bene!

Il terreno non insozzo.

Voglio rimanere qua',

il più non posso.

Lacrime,

dagli occhi bianchi.

Dell'ignoranza

sono stanchi.

Sono venuto a trovarti.

Parlarti voglio farti.

Raccontami del carro,

pieno di fieno giallo.

Sul viso,

allora, un dolce sorriso.

Esperienze dalla vecchia aia.

Testimonianze della vecchiaia.


Fuori piove e fa molto freddo. Il mio pensiero è rivolto a loro lassù che sono allo scoperto. Ritengo che non ci sia momento migliore di oggi per iniziare a pasticciarvi d'inchiostro i fogli di carta che seguiranno. Mi aiuterò con la vecchia macchina per scrivere, regalatami quando ero ancora un bambino.

Caro mio piccolo e grande amico, chi ti scrive è un ragazzo della tua Terra, entrato da poco nell'epoca della seconda età. In un tempo passato stava portando avanti un progetto indispensabile, da dedicare all'intera comunità. Disegnare una piccola oasi protetta per l'assistenza e l'ospitalità, da destinare ad accogliere attrezzi agricoli ultra ottantenni. Questa riserva di riparo e protezione doveva essere avverata proprio nel Mondo dove vivi. Questa mia ricerca di un primo contatto con te si rende necessaria per capire se nel nostro Paese un rifugio di questo genere fosse indispensabile per il bene degli attrezzi agricoli. Fondamentale per vivere la loro Terza Eta' in modo piu' sereno, insieme con altri macchinari da campagna arrugginiti come loro. Se sei veramente interessato a saperne di più scrivi la tua data di nascita nello spazio sottostante. Come per effetto di una combinazione magica le pagine bianche a seguire si riempiranno di parole che ti parleranno del mio progetto. Di come mi era nato in mente. Di com' era continuato a crescere. Di quale poi sia stato il risultato finale.

DATA DI NASCITA

GG MM AA

--/--/---

Da poco tempo ho festeggiato i miei quarant'anni. Penso proprio di essere giunto a metà del mio cammino. Altri quaranta e anche io raggiungerò la vecchiaia, ritirandomi a vivere dentro la mia vecchia aia, proprio come stanno facendo tutt'oggi i protagonisti di questa testimonianza scritta.

Purtroppo anche l'ammalata moglie del caro contadino ha lasciato questa vita. Il podere dove avevano vissuto si ritrova oggi abbandonato. Questa trascuratezza non l'avevano certo voluta gli umani! Purtroppo è stata colpa della difettosità della vita che a volte riduce drasticamente il tempo da dedicare a tutto ciò cui noi siamo sentimentalmente legati. Come la famiglia, o come semplicemente un vecchio attrezzo agricolo.

Spinto dalla curiosità un giorno, mentre compivo la mia quotidiana passeggiata, avevo voluto intenzionalmente lasciare il bianco della stretta strada per entrare nel verde di quella grande aia. Ci tengo a precisarti (se non lo sai) che la parola "aia" è usata da noi abitanti di questa antica terra un tempo paludosa, per indicare l'area che tu chiami cortile. Mi trovavo subito di fronte un piccolo esercito di ultra ottantenni radunati attorno al pozzo. Forse perché per i suoi lineamenti ricordava molto un faro in mezzo al mare. Tutto intorno non c'era l'acqua, ma una grande distesa di erba alta che spinta dal vento somigliava a un mare in tempesta. Forse si erano raccolti attorno al pozzo per cercare la salvezza, aggrappandosi come potevano a quella figura di riferimento, rifugiandosi da quella distesa di tormenti svuotata dall'affetto dei propri cari. Di quegli umani che un tempo gli volevano bene. Si sentivano soli, vivendo in una condizione di ansia, paura e angoscia. Percepivo subito quei sentimenti negativi che tentavano di trasmettermi, accogliendo fortemente la loro richiesta di aiuto, di bisogno e di solidarietà. In questa loro preghiera rivoltami, avvertivo il loro bisogno di essere ascoltati. Gli dedicavo così un poco del mio tempo libero.

Per non creare confusione nel raccontarmi i fatti, il pozzo, trovandosi al centro della scena, si faceva portavoce di tutti gli attrezzi. Gli anni avevano regalato a tutti loro dei gravi danni. La pioggia aveva picchiato forte contro le loro ossa. Il vento aveva schiaffeggiato ripetutamente la loro pelle. La continua esposizione al Mondo esterno aveva fatto addirittura cambiare il loro colore esteriore. M'invitava ad accarezzarli, facendomi notare come un velo di pulviscolo di color marrone mi rimaneva attaccato alle mani. Mi pregava allora di lavarmi il prima possibile le dita e di non respirare quella polverina. Avrebbe provocato gravi danni al mio organismo respiratorio. Hanno sempre vissuto come una famiglia in totale dipendenza l'uno dall'altro, uniti da un legame attivo e produttivo. Pensando al futuro saranno invece costretti a legarsi a qualche estraneo, in una dipendenza umiliante e penosa. Soprattutto destinati a vivere un finale di vita in un totale stato passivo. Vecchi, fragili, rugginosi, ma ancora non si sentivano certo ridicoli questi attrezzi agricoli! Nella loro innocenza non sapevano riconoscere se era un bene oppure un male, ma avevano una certa conoscenza del progresso. Sapevano bene che fuori da quell' aia vivevano generazioni più sane, forti e resistenti alle minacce esterne. Migliorando la loro salute l'evoluzione voleva promuovere la prosperità, sfidando l'invecchiamento, proponendo individui forti, grandi, che sapevano migliorare le attività sul campo. Portando così maggiore produttività e soprattutto andando in pensione il più tardi possibile. Da questo piccolo, ma grandioso racconto, percepivo in loro ancora una voglia di vivere, la disponibilità ai rapporti di relazione e di competere per una piccola indipendenza. Soprattutto non erano più disposti a rimanere soli. Lasciarli ancora dentro questa vecchia aia sarebbe stato contrario alla mia morale. Questo pensavo subito io e rivolgendomi a loro gli dedicavo le seguenti parole.

Voi avete una grande ricchezza dentro. Io vi trascinerò fuori da questa condizione di passività. Vi migliorerò la vita combattendo le vostre fragilità e disabilità, trasportandovi in una vecchiaia fatta di attività di aggregazione, relazioni culturali e stimoli. In cambio, voi, una volta entrati in questa riserva di pace, dovrete fare una piccola opera per me. Salirete sul palcoscenico che io costruirò per voi con i mattoni, il cui ingrediente principale sarà l'importanza e trasmetterete la vostra conoscenza diretta e vissuta ai piu' giovani, che siano i miei ma anche i vostri simili. Non mi nascondevano la loro difficoltà a staccarsi da casa, da un ambiente familiare, ma erano comunque felici di accettare la mia proposta. Sentendomi in dovere di tranquillizzarli, allora decidevo di presentare loro la mia idea di quale poteva essere il progetto per l'ospitalità a loro dedicato. Mi assumerò questo impegno facendo affidamento a tutta la mia sensibilità. Questo ci tengo a precisarvelo. Affronterò ogni problema, o barriera che si presenti in questo nostro cammino, accettando le vostre abitudini, modi di vita e assicurandovi un buon livello di manutenzione, sorveglianza. La lunga vita delle vostre ossa e della vostra pelle mi fa riflettere molto, invitandomi a pensare proprio a un' oasi di protezione e assistenza come nuova casa. Vi trascinerò nel mio giardino. Sarete i miei ospiti. Per quanto possibile, ricopierò il vostro ambiente familiare, non trascurando il clima di unione che vi appartiene. La mia campagna, sarà come la vostra, fatta degli stessi profumi e suoni. Noto con molto piacere che avete seguito le mie parole in questa descrizione con attenzione. Vi vedo molto più rasserenati di quando per la prima volta sono arrivato quassù e vi ho scovato. Ora però si sta facendo buio ed io devo ritornare alla mia casa. Non preoccupatevi se nei giorni che verranno non tornerò a trovarvi. Devo dedicare un po' del mio tempo libero a pensare e a disegnare il vostro nuovo rifugio. Tornerò a prendervi presto.

In quei giorni avevo perso il lavoro, ma questo inaspettato progetto da pensare e poi da attuare mi stava regalando una grandiosa opportunità. Fare del bene, dissolvendo così i miei mali, come l'ansia e l'angoscia. Inquietudini che non mi facevano più sognare la notte. Così dopo l'ennesimo cammino di una luna negativa, che mi portava solo male alla testa e lacrime agli occhi, dalla montagna spuntava il nuovo sole trascinando dietro di se un carro pieno di positività.

Entravo nel mio giardino e iniziavo a pensare a come organizzare gli spazi. Prima di tutto dovevo prevedere una zona fuori dal perimetro verde da dedicare alla prima manutenzione dei miei ospiti. Osservando bene le loro condizioni fisiche pensavo proprio che sarebbe stata necessaria buona parte del mio lavoro per combattere le loro disabilità. Migliorando così la loro funzione motoria principale. Il mio impegno doveva essere rivolto principalmente a rimuovere la ruggine che ricopriva la loro pelle. Eliminare ogni scricchiolio che facevano le loro ossa, attraverso la sostituzione dei vecchi bulloni con dei nuovi. Raddrizzare come meglio potevo i loro arti, che per effetto della sedentarietà e del peso si erano piegati. A uno di loro poi dovevo rivolgere particolarmente la mia attenzione. In conseguenza del molto tempo passato in una totale infermità, alcune delle sue vene si erano deteriorate e fessurate, facendo gocciolare a terra alcuni liquidi vitali che andavano a insozzare e contaminare la Terra, dove tutti noi viviamo. Eseguito tali operazioni dovevo passare a recintare il parco dedicato all'accoglienza. All'interno dovevo costruire dei capanni, dove gli attrezzi agricoli si sarebbero sentiti più sicuri e sereni, vivendo riparati dagli effetti del Mondo esterno. Mi sarei poi dovuto impegnare a rendere usufruibile il giardino a tutti i miei ospiti, abolendo ogni barriera attraverso lo spianamento del terreno.

Pensato alle realtà materiali da realizzare, passavo a immaginarmi come potevano essere avverate le attività, che io avevo ideato ed esposto a quei vecchi lassù. La funzione principale sarebbe stata sicuramente quella di stimolare la socializzazione, attraverso l'organizzazione di iniziative adatte ad animare il loro tempo, incoraggiandoli ad una vita ricreativa. Una vita non più passiva, ma attiva, attraverso la comunicazione. Già la comunicazione tanto importante per quei vecchi attrezzi agricoli, perchè avrebbe consentito di ricostruire la vita vissuta di ognuno di loro, trasformando le loro esperienze in racconti. Comparando i diversi lavori trasferiranno alle giovani generazioni, le loro competenze ed esperienze, con dimostrazione pratica da fare direttamente sul loro nuovo parco agricolo. Quest' attività di divulgazione credevo proprio fosse fondamentale per farli sentire impegnati, anche per poco tempo durante la giornata. Farli sentire ancora utili e importanti per se stessi, ma soprattutto per l'intera società. Sarebbe stato un luogo di scambio, di relazioni sociali, di attività lavorative e soprattutto di integrazione tra le persone e i vecchi attrezzi. Pensato a come sarebbe stato, dovevo capire come avrei fatto. Dotandomi di carta e penna mi apprestavo a scrivere una lista di tutto il materiale che mi serviva, per realizzare prima e per mantenere poi il mio progetto.

Per la prima manutenzione dei miei ospiti avevo bisogno di recuperare dei bulloni nuovi, gli utensili necessari a svitare e avvitare, un martello, tanti fogli di carta vetrata e un compressore per gonfiare le ruote di alcuni di loro. Per recintare l'area di ricovero mi dovevo procurare la rete di metallo, i chiodi per fissarla e i pali in legno per sostenere il tutto. Poi mi serviva altro legname e molta paglia per costruire i capanni per i rifugi.

Proseguivo con gli utensili: una zappa e una pala che mi aiutavano a spianare il giardino, annullando ogni poggio o buca. Avevo infine bisogno di alcuni litri di carburante, necessario per rimettere in moto il vecchio trattore. Un tempo questa forza sgobbava dalla mattina alla sera, per trascinare in lungo e in largo sul campo tutti gli altri. In quel momento mi doveva aiutare, con me sulle spalle, a trainarli ancora una volta.

Finita la lista di tutti gli arnesi, recuperavo il porta monete e mi apprestavo a recarmi alla vicina bottega. Prima di partire aprivo il porta monete per accettarmi se avevo abbastanza soldi utili ad affrontare la spesa. Non avrei mai dovuto farlo. Immerso completamente in questo mio disegno utile per il bene sociale mi stavo scordando per un attimo che in quel tempo non avevo un lavoro. La tragica conseguenza era che quel borsellino non portava alcuna moneta. Purtroppo in quei giorni era leggero. Come colpito in testa da una roccia rimanevo rintronato. Poi improvvisamente mi veniva in mente un'idea. Chiedevo supporto al mio babbo "Peo", chiamato così dai suoi colleghi di lavoro prima di andare in pensione, perchè in bocca teneva sempre l'immancabile sigaretta accesa. In quel momento era nuovamente lui che mi governava. Ottenevo però scarsi risultati. Non mi poteva dare neppure un euro, perché già impegnato a combattere la sua vecchiaia e quella di mia mamma. Anche lui doveva fare evidenti tagli alle risorse da poter dedicare a questioni comuni, a dispetto delle sue volontà. Toccava anche lui il fondo nel sostegno familiare. Mi trovavo costretto a cancellare il mio valoroso disegno. Mi avrebbe portato ad avverare un' oasi di rifugio dai mali come il disagio, la solitudine e la passività. Negatività che pian piano con il trascorrere del tempo entra in ognuno di noi esseri umani, come un agente patogeno maligno che attacca il nostro organismo e lo infiacchisce. Proprio come un agente atmosferico che aggredisce dall'esterno un attrezzo agricolo e lo arrugginisce. Volevo solamente non essere egoista. Per la complessità delle varie manutenzioni avrei avuto bisogno dell'aiuto di un amico, che magari non lavorando come me, avrebbe potuto dedicarmi un poco del suo tempo. Nella mia immaginazione creativa avrei originato un posto di lavoro se pur precario. Nel suo piccolo avrebbe potuto beneficiare il mio nuovo collega e la sua famiglia. Purtroppo mi dovevo fermare. Tutta colpa della mia avventura lavorativa non troppo felice. Questa mia narrazione resterà solamente un piacevole pensiero, che per sempre vivrà dentro di me.

Vergognandomi di me stesso perche' avevo fatto una promessa, ma che poi non avrei potuto mantenere ero tornato lassù a trovare quei veterani e a raccontare loro di come stava procedendo l'intero progetto. Per tutto il tempo del resoconto ascoltavano la mia voce senza interrompere. Poi uno di loro, quello piu' forte, ancora una volta afferrava tutti gli altri per le loro braccia, trainandoli in un discorso comune a me rivolto.

Se tu ci avessi portato nel tuo giardino avremmo sicuramente vissuto sicuri e sereni, in un' atmosfera di comunità. Tu, umano, non hai pensato però a una realtà che si sarebbe presentata come un grande problema di non facile soluzione. Il pozzo che vive qui in mezzo a noi ha perso la sua autosufficienza già molti anni fa. E' completamente interrato e per il suo enorme peso non è possibile alzarlo dal suo giaciglio, per rimetterlo sulle proprie gambe. Gia'....l'enorme peso! Colpa della forte gravità in cui si trova il Mondo sotto i nostri piedi. Ci consideriamo una famiglia unita. Siamo pendenti l'uno dall'altro, si può dire ormai da sempre. Questo discorso si rende utile per farti capire che senza di lui noi non avremmo mai lasciato quest' aia. Siamo vecchi attrezzi agricoli, ma abbiamo un'anima di ferro, che ancora oggi nonostante la ruggine non ci fa sentire ridicoli. O tutti o nessuno. Comunque, siccome sei stato molto gentile con noi, ci teniamo a farti sapere che abbiamo ancora voglia di fare una cosa per te. A noi basta questo per sentirci ancora utili e importanti per qualcuno. Corri a prendere un quaderno e una penna. Scriverai la vita che ognuno di noi ti detterà. Diventerà la testimonianza scritta delle nostre esperienze e competenze per le giovani generazioni. Incantato e sorpreso da quella volontà mi apprestavo a ubbidire.

I giorni che seguivano li dedicavo ad ascoltarli.

Rivolgendomi a te caro amico che stai leggendo ti voglio solo rammentare il loro valore. Quegli ingenui ma sinceri esseri, tanto diversi da noi, anche se nessun umano è ancora riuscito a farli uscire da quella vecchia aia, rifugiando loro dalla vecchiaia, hanno comunque trovato il coraggio e la forza di trasmetterti chi sono stati in un lontano loro passato glorioso. Tutto questo senza mai allontanarsi dalla loro dignità individuale. Credo che sia doveroso da parte tua dedicargli un poco del tuo tempo libero, almeno per venirli a conoscere e ascoltarli solo un attimo. Sappi che questa mia richiesta è poco per te, ma per loro sarebbe tanto. Gli basterebbe.

Io intanto ti preciso il luogo.

Appena lasciata la vecchia salaria, che collegava il mare alla montagna, ti ritroverai ad affrontare una ripidissima salita, percorrendo la stradina comunitaria nr 38. Qualche curva e sarai giunto in cima alla dolce collina.


Esperienze... Testimonianze



La semplicità della natura, la ricerca autentica dell'essenza delle cose, sono lo sfondo agreste in cui vecchi attrezzi agricoli, un tempo sfavillanti, si raccontano. È l'autore stesso a spronarli, animato da un piccolo grande progetto di conservazione della memoria, di recupero di un tempo che è ormai passato ma della cui profondità abbiamo sempre più bisogno.



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