Sangue brado

Anni ottanta. "Cris" è un bambino che frequenta le cinque classi elementari della scuola del villaggio di "Argilla". Un caseggiato costruito sopra le rovine, di quelle che la storia del luogo vuol tramandare essere delle fortificazioni realizzate circa duemila anni prima. Gli anni di "Cris" si contano sulle dita delle mani, ma lo svilupparsi dentro di lui dell'età della ragione lo porta fin da subito a sentirsi pesante. Camminare su quella terra seminata da regole lo fa vivere come un vinto e non come un vincitore. L'interminabile tempo seduto sulla dura seggiola, con i gomiti appoggiati sul banco, lo porta a sentirsi come rinchiuso in un recinto. Quella vecchia maestra poi, con i suoi continui comandi, come: prendi il quaderno e scrivi; dimmi la tabellina del tre; apri il libro alla pagina dieci e inizia a leggere… Mi raccomando facendo attenzione alla punteggiatura! Così via con altre imposizioni, che continuano per tutta la durata del mattino. Per non parlare di quando giunge il giorno delle interrogazioni! I radiatori emanano implacabili un gran caldo. Il mostro dai capelli tutti ben laccati e le labbra ricoperte di un rosso acceso, come fosse un drago sputa fuoco, apre il registro e sceglie, tra l'elenco di noi dannati, un nome a caso. Il corpo di "Cris" diviene freddo, trema come se fosse seduto fuori in giardino, con la neve fino alle ginocchia. Quando giunge il suo turno, in piedi davanti alla lavagna e in mano il polveroso gesso, si sente come un burattino appeso ai fili del teatro. Alcune volte però mentre risponde alle domande, lui da risposte prive di alcun senso. Questo succedeva perché "Cris" ha il potere straordinario di divenire leggero.

In quel preciso istante, infatti, si stacca da terra ed entra nel suo Mondo bello. Un luogo calmo, dove i suoi compagni di scuola non sono più costretti a vivere dentro recinti fatti di regole schematiche. "Cris" si sente destinato a muoversi libero come le nubi. Durante i periodici incontri tra i docenti e i genitori, nei quali questi sono informati sull'andamento scolastico dei propri figli, accade che la maestra racconta sempre, al suo babbo e alla sua mamma, del suo comportamento distaccato dalla realtà. Vostro figlio è ben educato, impara, è bravo, ma… Capita a volte che ha proprio la testa tra le nuvole! L'avere la testa tra le nuvole per "Cris" è il sinonimo di una parola molto cara: libertà.

Mentre si trova a scuola, pensa continuamente a quei due contadini che vivono vicino a casa sua. Questi trascorrono le loro giornate liberi. Liberi di muoversi in una campagna ancora incontaminata da veleni e brutte notizie. Liberi di vivere di tutto quello che il loro lavoro da contadino gli frutta, senza il dover rispettare orari e imposizioni impartite da un essere pesante, come se fossero i veri comandamenti della vita. I veri comandamenti, che loro riconoscono, sono solamente quelli regalategli da un essere leggero, apparentemente distaccato dal mondo sottostante. Rispettosi solamente di queste prescrizioni di vita, loro vivono immersi nella pace di una natura eterna. "Cris" è ancora piccolo e quindi si deve solo accontentare di osservare da casa tutto ciò che succede all'interno dell'aia di quel podere giallo. Vede di tanto in tanto i due fratelli contadini, che indaffarati si apprestano a camminare in lungo e in largo. Vede il loro gregge pascolare sulle verdi collinette circostanti. Il giallo grano che a ogni passaggio della grande falce meccanica scompare, lasciando a terra un mare di onde dorate. Le balle di paglia, che appoggiate su se stesse, gli ricordano tanto le capanne degli indiani. Così via, con tante scene quotidiane di vita agricola. Questo sfondo a "Cris" rappresenta proprio lo scenario di una serie televisiva a lui tanto cara, della quale, tutti i giorni al ritorno dalla scuola lui si nutrisce, preferendolo tra le varie pietanze che la sua mamma gli prepara. La voglia di vedere quei due contadini all'opera, infatti, è più forte della fame. Si toglie di fretta il nero grembiule e via di corsa giù per le scale fino a giungere in giardino, in quel preciso angolo dove il vuoto che c'è tra i due altissimi cipressi lascia intravedere il podere giallo. "Cris" si accomoda seduto su un confortevole e piccolo sdraio da mare. Con il dito indice fa finta di premere il tasto dell'immaginario telecomando e magicamente quello schermo super gigante inizia a proiettare le scene della sua serie televisiva preferita, dal titolo: "Sangue brado".

Durante questi anni ottanta una serie televisiva che "Cris" segue molto nelle sue giornate da bambino, è "La casa nella prateria". Ora non sto a scrivervi cosa racconta il tema principale del telefilm e quali sono i suoi personaggi, perché mi sembra veramente ridicolo e superfluo, per non dire inopportuno, considerato il successo, che tale opera riscuote in questo decennio da tutti i miei coetanei e non solo. Ciò che però non si mostra superfluo e inopportuno raccontare in questo mio scritto è il ripetere che la serie televisiva tanto amata dal nostro "Cris" è senza dubbio: "Sangue brado". L'occasione di recitare come attore non protagonista in quel telefilm gli viene data nell'anno durante il quale lui compie i suoi dieci anni. Al raggiungimento di tal età, infatti, quasi si annullavano i pericoli derivanti dal camminare in un luogo aspro, come quello contadino. I vari macchinari agricoli sempre pronti a calpestarti, i ferri arrugginiti nascosti nell'erba intenti a farti inciampare, oppure la minaccia degli offensivi insetti che vivono in legame con il gregge. In questo tempo, infatti, la compagnia di sceneggiatura sta cercando un bambino da inserire nella propria comitiva, come nuovo attore non protagonista, per poter così girare gli ultimi quattro episodi del telefilm "Sangue brado". Le riprese del telefilm hanno avuto inizio nel mese di novembre dell'anno precedente, con il primo episodio dedicato alla preparazione del terreno, destinata alla successiva semina di una nuova vita. Per completare l'intera opera mancano all'appello i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre con le loro caratteristiche lavorazioni agricole, da immortalare attraverso una cinepresa. Si raggiungerebbero così le dodici puntate, che poi nel corso degli anni sarebbero trasmesse in diretta televisiva e dedicate a tutti i miei coetanei. "Cris" accetta la proposta con molto entusiasmo, senza chiedere in cambio denaro. Scelto tra mille altri bambini accetta per il solo puro piacere di aver avuto la possibilità di recitare all'interno di quel set cinematografico, visto e amato sempre da lontano.

E' invitato a recarsi all'interno dell'aia del podere giallo, dove come primo giorno di lavoro stringe solamente conoscenza con il regista e gli altri attori. Scopre subito che chi organizza le scene con i conseguenti lavori da svolgere e l'attore principale incarnano la stessa persona. Nell'elenco dei personaggi del telefilm si chiama "Montanaro". Questo nome gli è stato affidato perché interpreta il ruolo del pastore, con l'immancabile cappello in testa, il filo d'erba in bocca e il bastone da montagna legato al polso. Questo trascorre quasi tutte le giornate seduto sulla verde collina a imporre la sua presenza sulle pecore, che pascolano nella valle sottostante.

L'altro attore secondario che interpreta il fratello contadino di quest'ultimo, si chiama "Forestiero". Questo nome perché il ruolo a lui affidato lo porta a essere un individuo riservato, timido, che non sente dentro se stesso, la necessità di un contatto sociale, dell'affetto di amici e familiari. In questo mondo tutto nuovo, per "Cris" tanto reale, ma allo stesso tempo di recitazione, anche a lui deve essere affidato un nuovo nome da utilizzare durante i dialoghi tra i vari personaggi. Il bambino che così andrà a interpretare la parte del personaggio sereno, allegro, dolce, energico, pieno di vita, amante degli animali, ubbidiente al prossimo, dedito al lavoro, rispettoso delle leggi di Cristo e soprattutto libero, si dovrà chiamare "Brado". Così deciso, i personaggi sono stati tutti individuati e istruiti nei vari ruoli da interpretare, compreso la distribuzione a ognuno di loro dei copioni, comprensivi dei dialoghi, da imparare a memoria e poi ripetere durante le riprese. Anche il luogo della sceneggiatura è pronto per fare da sfondo. Sono stati, infatti, ristrutturati e tinteggiati nuovamente tutte le vecchie costruzioni, come il fienile, il granaio, la cantina e l'ovile.

Anno millenovecentoottantacinque. Mese di luglio. I dischi dove si avvolgono i nastri della cinepresa iniziano a girare. Gli attori sono tutti alle loro postazioni di lavoro. Dal fondo della stradina carrareccia, quella che costeggia il vigneto e che porta al grande uliveto, si sta muovendo il carro di legno trainato dal trattore. Alla guida si trova "Forestiero", mentre alla fine della carovana c'è seduto "Brado". Come quando gioca sull'altalena, allo stesso modo, sventola le sue corte gambe nel vuoto… Hanno da crescere ancora, per riuscire a toccare gli scarponi per terra! Ad aspettarli al centro dell'aia c'è "Montanaro", pronto a salire su, per poi dirigere tutte le varie scene.

Il primo discorso della nuova serie televisiva viene pronunciato proprio dal piccolo attore appena arrivato. Una domanda che in tutte le puntate che si susseguiranno, "Brado" ripeterà costantemente al pastore della comitiva, all'inizio di ogni giornata: oggi cosa facciamo?

Iniziano così, le registrazioni dei nuovi episodi di "Sangue brado".


9^ Episodio

Una pioggia d'oro

Oggi cosa facciamo? Oggi dobbiamo far piovere oro, risponde "Montanaro". Disorientato da tale risposta "Brado"si chiede come è possibile far piovere oro. Tale ricchezza non può piovere dal cielo, perché è una fortuna rara, che in pochi hanno il privilegio di possedere. Queste sono le parole che si ricorda uscite dalla bocca dei suoi genitori, quando un giorno gli veniva spiegata la differenza che in questo mondo in bianco e nero, privo di sfumature più vivaci, c'è tra l'essere povero e l'essere ricco. Ascoltando questo pensiero, pronunciato ad alta voce dal bambino, il vecchio contadino amareggiato da tali parole gli risponde: oggi te la spiego io, qual è la differenza tra l'essere povero e l'essere ricco. "Brado" incuriosito, rimane ad ascoltare. Ho visto amici e familiari possedere molti gioielli d'oro comperati con gli ultimi risparmi di una vita, ma che poi si sono ritrovati senza la possibilità economica di poter acquistare neppure un pezzo di pane per potersi sfamare. Avevano la cassaforte piena di tanti oggetti d'oro, ma per sua disgrazia la dispensa era vuota. Sul suo fondo rimanevano solamente poche briciole di pane… Sono quasi morti di fame! Mi hanno sempre guardato dalla loro superba altezza, mentre mi muovevano davanti ai mie occhi i loro bracci ricoperti del metallo privo di sapore. Forse per farmi ingelosire! Io, invece, li guardavo dalla mia modesta bassezza, mentre con la mano gli mostravo la mia collina dalla quale un giorno sarebbero piovuti chicchi, gialli come il loro oro, ma che all'interno custodiscono un ingrediente fondamentale: la vita. Ho dovuto pazientare molto tempo prima di vedere avverarsi la mia legge sulla vita. Una sera, infatti, si presentarono a casa due miei amici. Marito e moglie, completamente spolti dai loro preziosi averi. Con la scusa di venirmi a trovare si erano presentati proprio all'ora di cena. Nel mio essere un contadino… Scarpe grezze, ma cervello fino, capii subito molto bene il perché si erano presentati alla porta di casa, proprio sul momento che stavo per sedermi a tavola, per cibarmi dei frutti campestri. Così, mentre parlavamo del più e del meno, io gli muovevo davanti ai loro affamati occhi un pezzo di pane, ottenuto grazie ai miei grani d'oro. Nel compiere tale gesto ripetevo continuamente dentro di me, senza ombra di pentimento… Tanto a loro cosa importa di avere la pancia vuota! L'importante per loro è di avere i polsi pieni! Finito il lungo discorso, rivolgendosi a "Brado" gli chiede: hai capito la lezione di oggi sulla materia indispensabile, che è il giusto e unico atteggiamento per vivere un'esistenza ricca di sola dignità? Senza rispondere nè sì e nè no "Brado" s'incammina verso il capanno degli attrezzi. La sua intenzione è di prendere l'ombrello per ripararsi dalla pioggia di chicchi che sta per abbattersi su di lui. Che cosa stai facendo? Gli chiede "Montanaro", divertito da tale ingenuo atteggiamento. Far piovere oro, per me, significa raccogliere i frutti del giallo raccolto, che poi come una vera pioggia cadranno nel rimorchio. Allora devo prendere la falce, borbotta sicuro di se "Brado". "Montanaro" lo ferma, afferrandolo per una mano. Stai qui con me e guarda da quella grande capanna laggiù, cosa sta per uscire. All'improvviso il possente rumore del motore annuncia il movimento del gigantesco macchinario. Finalmente "Brado" la riusciva a vedere per la prima volta. Come incredulo durante l'incontro con una creatura mitologica, rimane pietrificato di fronte a quel mostro di ferro. È alta come la casa, è tutta rossa e davanti ha un'enorme bocca, che proprio come un onnivoro dinosauro è pronta a ingoiare tutto quello che trova davanti. "Brado" è impaurito da tanta maestosità. Per tranquillizzarlo, allora, "Montanaro" gli spiega che è solo una macchina e che alla postazione di comando c'è il compagno di riprese "Forestiero". Lo invita poi a salire per così iniziare a registrare le prime scene di quella lavorazione, che sarebbe divenuta la mietitura del grano. La scala è ripida e il primo gradino è alto come il piccolo attore. Una vera impresa salire in testa a questo gigante! Lo aiuta così il vecchio regista. Il nastro della cinepresa inizia a girare. Con le sue enormi ruote anteriori la trebbiatrice cammina su e giù per la collina, mentre la sua larghissima bocca rotante inghiottisce tutta la coltivazione d'oro che si trova davanti. A ogni passaggio sembra come se lasciasse dietro di se un'enorme strada vuota. Con tutto quel mangiare, la pancia del macchinario si piena velocemente. È costretto a svuotarsi, se non vuole perdere il prezioso bottino. Così, dal suo corpo si allunga un braccio che va a finire sopra il rimorchio. Ecco, la tanto attesa pioggia d'oro raccontatami da "Montanaro"! Esclama elettrizzato il piccolo attore. Voglio farmi una doccia, urla a "Forestiero", mentre i chicchi scendevano giù tanto velocemente quanto le gocce di acqua durante un violento temporale. Presto, aiutami a scendere nel rimorchio, prima che la rimpinzata pancia si svuoti completamente. Non mi sento sporco, desidero solamente farmi un bagno sotto questa pioggia portatrice di vita. Così deciso, "Brado" abbandona la grande macchina raccoglitrice e si arrampica su per quel monte che si andava formando. Dopo una polverosa scalata, giunge in cima, proprio nel punto in cui cade lo scroscio del frumento. Chiudendo gli occhi e alzando lo sguardo al cielo burrascoso, con la bocca continuamente riempita dai granelli, parlotta qualcosa. Da quello che il resto della compagnia riesce a capire, il suo discorso recita in parte così: sta dentro il chicco di grano la vera ricchezza della vita e non nel granello d'oro. Poi ancora, il grano è buono da mangiare e ci riempie la pancia. L'oro è bello da vedere, ma ci può riempire solo le braccia!

Cessata la pioggia, i protagonisti di questo episodio, per fare ritorno al podere giallo, si ritrovano a dover navigare su un mare di onde gialle mosse dal caldo vento di scirocco.




Sangue Brado è un racconto dove la vera protagonista è l'amicizia spensierata tra il bambino ed un vecchio contadino, che vive immerso nella natura. Questo profondo sentimento, al bambino appare un'occasione irripetibile.



Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia