Ranchero

Io…"Incorasti"

Prima di iniziare a raccontare desidero di mio proposito rivolgermi a te, anche se non ti conosco. In questo preciso momento hai aperto il mio libro e ti stai apprestando a leggere le pagine che seguiranno. Ti ritroverai immerso in un mondo reale, a vivere immagini che la tua mente ti proietterà come un film, nel quale io sono il primo attore. Degli altri personaggi principali ti racconterò più avanti. Ti esprimo gratitudine. Se tra tanta carta e tanti colori hai preferito proprio quest'opera, che magari se ne stava là tutta sola nell'angolino più lontano, forse è perché il lavoro che svolgo non è poi così privo di significato. Comunque, qualunque sia stato il motivo per cui l'hai scelta, io ti ringrazio ugualmente, anche se l'hai tirata giù dallo scaffale semplicemente perché ti ha incuriosito l'immagine di copertina. La prima apparenza non ti ha ingannato! Non è banale. Raffigura un libro semiaperto. Come un cancello di legno si spalanca dopo aver percorso a piedi un breve stradello polveroso, per farti entrare nel profondo dello scritto all'interno del ranch, con i suoi recinti e animali.

Una tranquilla collina e ai suoi piedi una valle stretta. Come un serpente striscia l'impetuoso torrente. Io calpesto questa terra ogni giorno. Per me raffigura un mondo bello e calmo, dove non esiste la guerra. Gli animali hanno i loro recinti, ma sono comunque liberi di vivere anche allo stato brado, brucando l'erba di questo territorio raro. Questo è un ranch vero ed io, con grande orgoglio, ne sono il ranchero.

Prima di iniziare ad accompagnarti in questo immaginario safari, non privo di sensazioni di vera avventura, desidero fare un minimo di conoscenza con te amico mio, che stai per sprofondare nella lettura.

Allungo la mano… Piacere! "Incorasti".

Nome strano?

A me piace molto. È una parola "semplice". Ogni volta però che la pronuncio di fronte a qualcuno (come in questo caso con te) mi esprime energia, vitalità, entusiasmo e tanta allegria. Mi fa sentire un uomo libero, più unico che raro, talvolta poetico. Mi piace molto stringere rapporti di vera amicizia e sono legato alla mia famiglia, che vedo come un ottimo riparo in quei giorni di poca luce, quando il sole è coperto dalle nere nubi.

Il cancello in fondo allo stradello

Ora che la conoscenza è fatta possiamo partire alla scoperta del tanto aspettato ranch didattico, con i suoi animali piccoli e grandi. A proposito… Hai fatto colazione? Se sì, possiamo avviarci. Cammina dietro di me: ti mostro la strada.

Scendiamo giù per una corta e ripida scalinata che ci porta a un grande parco giochi per bambini. Qui sono presenti le casette di legno per giocarci dentro, le altalene e un tappeto elastico per saltarci sopra. Attraversato il giardino attrezzato il nostro cammino continua fino a oltrepassare un piccolo ponte di legno, costruito sopra un fossato. Giungiamo così allo stagno, dove vivono le rane. Lo costeggiamo. Alle sue prode crescono, indisturbati, gli alti rovi carichi dei suoi frutti rossi e neri. La palude è piccola. In breve tempo ci ritroviamo a lasciarla per entrare in un terreno collinare. Al centro della sua vastità è presente un'enorme quercia dal tronco gigantesco, che quasi nasconde il retrostante paesaggio. È alta. I suoi rami sembrano toccare le nubi! Afferriamoci per mano e corriamo ad abbracciare il suo possente tronco.

La novella di questo posto racconta che al suo interno vivono i folletti. Di giorno dormono. Se restiamo in silenzio, possiamo origliare il loro respiro. Escono poi durante la notte per girovagare nella campagna al fine di procurarsi il cibo. Sono dei piccoli ladruncoli molto astuti. Sembra che si rechino all'interno del pollaio e senza fare alcun rumore, per non svegliare le galline, allungano le loro minuscole mani nei nidi e fanno razzia di tutte le uova. Al mattino seguente, le povere pollastre si risvegliano senza uova. Eppure il recinto è tutto chiuso! Questo pensano loro. Dispiaciute e frastornate si rassegneranno a credere che abbiano solo sognato di dare alla luce il loro prezioso uovo. Questa surreale storia si ripete ogni notte. Così io ogni giorno mi ritrovo a dover accudire galline sempre più rimbecillite.

Ora salutiamo la fiabesca quercia e proseguiamo il nostro cammino.

Percorriamo il polveroso stradello bianco. Pian piano che camminiamo, sentiamo sempre più vicini i canti, tutti diversi tra loro, dei vari animali. Se chiudiamo gli occhi, ci sembra di assistere alla musica di un'orchestra composta di tanti diversi strumenti. Dal coccodè del pollame, al raglio dei ciuchi, dal nitrito dei cavalli, al belato delle pecore, fino a giungerci potente, persino il grugnito dei più lontani maiali. Finalmente giungiamo all'ultima curva. Voltiamo a destra. Davanti a noi si mostra il grande cancello di legno. Tolgo l'anello che lo tiene serrato. Questo si spalanca come il manoscritto, che sopra la scrivania tieni in verticale per leggere. Subito intenso giunge al nostro naso un buon odore di selvatico… Un' emozionante profumo di carta! Prima di entrare mi rivolgo a te con una raccomandazione. Appena avrai terminato la tua lettura, ricordati di richiudere immediatamente questo scritto. Se rimanesse aperto, i miei racconti, che gelosamente custodisco e accudisco giornalmente scapperebbero dai loro recinti. Se ne andrebbero a girovagare per il vasto territorio. Crederebbero di essere liberi, ma in realtà sarebbero in balia dei feroci predatori. Io non sarei più in grado di riportarli al sicuro, per poi fissarli sulla carta. Si perderebbero nella vastità della mia mente. Si negherebbe la loro conoscenza ad altri, proprio come stai facendo te in questo preciso momento.


Io e il pollaio

Dalla collina sta per apparire un timido sole. La terra si mostra di un marrone più scuro di quanto fosse ieri. Credo che durante la notte sia tornata la tanta attesa pioggia. Si va interrompendo il lungo tempo di siccità. Quella trascorsa è stata un'estate dura. Per molti mesi la campagna è stata ridotta d una stoppia ed io mi sono pure rivolto a Dio. L'ho pregato di spegnere l'ennesimo incendio che avrebbe potuto uccidere, senza alcuna possibilità di salvezza, tutta la natura. Mi ha ascoltato. La benedetta acqua sembra allontanare almeno per oggi i brutti pensieri. Così con il ritrovato buon umore, felice per la campagna che presto ritornerà, a essere verde e forte, decido di costruire un nuovo pollaio più grande, più colorato. La mia intenzione è di realizzare un ambiente spazioso, dove le galline si sentiranno libere di razzolare, quasi come se non esistessero confini. Una grande voliera dove gli animali comprenderanno di non essere in prigione. Saranno invece liberi di vivere sotto la mia protezione, contro i predatori che sono là fuori. Questo posto lo voglio trasformare in un accogliente ranch didattico, dove invitare i bambini. Accompagnarli nel mio safari educativo, facendoli accarezzare la simpatica popolazione del luogo. Insegnarli a preparare il mangime da offrire ai volatili. Recuperare poi dai loro nidi i preziosi doni, che tutti i giorni generosamente ci offrono… Sempre che i furbetti folletti di notte si comportino un po' più educatamente, lasciando qualche uovo anche per noi. Così deciso, inizio a lavorare.

Dal capanno degli attrezzi mi procuro tutto il materiale necessario: la rete di ferro, i chiodi, il martello e i pali di legno. Naturalmente il compagno d'avventura è il piccone. Ora io so a che cosa stai pensando. Che tipo di strano animale sarà mai questo piccone? Sicuramente finendo il suo nome in "one" è senza dubbio un animale grande e minaccioso. Questo tu starai rimuginando. Ti rispondo subito stupendoti. Il piccone non è nessun animale bizzarro. Per me resta comunque una bestia bruta, che però mi apre la strada per scavare le buche sul terreno. Posso porre così i pali di legno a sostegno della recinzione. Ora scusami, ma se sto ancora a parlare con te, non inizierò mai a costruire il pollaio. Ti assicuro che il sole farà molto presto a compiere la sua arcata. Scomparirà laggiù, dietro quel poggio. Afferro in mano il conosciuto piccone e inizio a scavare. Dispongo poi le colonne di supporto dentro le buche e ripieno gli spazi con la terra. Stendo il rotolo di rete e lo fisso con i chiodi ai legni verticali. Per completare il perimetro mi manca solamente di porre il cancello d'entrata. Ecco fatto. Adesso il nuovo recinto è completato. È grandissimo! Non è però ancora ultimato. Manca ancora qualcosa. Penso che se lo lascio così, il pavone e le faraone userebbero le loro belle ali e scapperebbero indisturbati. Non andrebbero però incontro alla libertà, bensì alla bocca dell'insaziabile volpe. Questa immagine non mi piace e nel mio ranch non deve assolutamente andare in scena.

Così deciso a intervenire, stabilisco di porre la rete in modo che dia forma al soffitto dell'intero pollaio. Costruire una vera e propria voliera sarà la scelta giusta. Manca ancora qualcosa. Non sono ancora totalmente soddisfatto. Questo sarà il ranch dei bambini. Come a tutti gli ambienti che solitamente abitano, dalla propria cameretta, all'asilo, devo aggiungere un elemento fondamentale: il colore. Senza tinte non c'è allegria! Allora, pennello alla mano, su e giù vado per i pali, da destra verso sinistra per il cancello. Il verde, il giallo e il rosso si alternano in una carnevalesca sfilata di colori. L'opera ha raggiunto il suo culmine. Ai bambini, questo particolare parco giochi piacerà tantissimo, ne sono più che certo. "La perfezione non è di questo mondo, ma ciò che appare davanti ai miei occhi ci si avvicina molto." Sei stato così partecipe della costruzione del pollaio. Ti ho fatto scuriosare mentre io lavoravo. Ti confesso quindi che non mi sento ancora appagato nel guardare questo ranch. Secondo me manca ancora qualcosa per completarlo. Ecco! Ho trovato che cosa ci vuole! Non posso accompagnare i bambini in un promettente safari, quando poi gli unici animali che ho da fargli conoscere sono: le galline, due maialini, due pecore, due pony… comunque animali piccoli. I bambini desiderano essere stupiti. Penso quindi che io abbia proprio necessità di aumentare la popolazione di quest'ambiente. Devo assolutamente recuperare animali di grandi dimensioni. Questi faranno rimanere a bocca aperta i miei piccoli ospiti, semplicemente perché non comuni animali domestici come il conosciutissimo gatto di casa. Con questa decisione siamo così giunti a fine pagina, ma anche al termine della giornata. Finalmente, perché dalla stanchezza mi scricchiolano le ossa. Caro amico, se desidererai conoscere meglio tutti i nuovi inquilini, sia quelli già presenti, sia i nuovi arrivati, non dovrai fare altro che riaprire il libro ed entrare nuovamente nel ranch.


Tacchini pulcini

Sono già diversi giorni, non ricordo bene di preciso quanti, forse venti, oppure un mese intero, che la tacchina se ne sta tutto il dì da sola all'interno del capanno dove sono posti i nidi. Qui resta accovacciata dentro uno di questi, concentrata a covare le sue preziose uova, dalle quali nasceranno i suoi pulcini. In questa settimana, ogni volta che mi trovo nel pollaio ad accudire le galline, non posso fare a meno di avvicinarmi all'entrata del capanno e gettare lo sguardo su quel nido sistemato nell'angolo più lontano. Tutti i giorni però mi si presenta la stessa immagine. La tacchina se ne sta come imbalsamata nel cesto di paglia, con lo sguardo fisso su un preciso punto della parete davanti, come perso nel vuoto. Purtroppo non riesco a scorgere niente che si allunghi da sotto le sue ali. Chissà se sotto la sua pancia è già nato qualche esserino? Magari per il momento preferisce starsene fasciato dal calore della sua mamma! Io non posso fare altro che starmene qua a guardare da lontano. Come provo a fare qualche passo in più la protettiva chioccia gonfia le sue nere penne in atteggiamento di difesa dimostrandosi molto più grande. Emette poi un soffio molto forte. Mi sta avvertendo di non oltrepassare quella linea di confine, altrimenti per me saranno guai seri. Intimorito dall'ammirevole mamma, rimango sulla porta d'ingresso, rassegnato solamente a spiarla da lontano. Con questo ripetersi quotidiano della stessa scena siamo giunti alla fine della settimana.

Oggi è domenica. Come recita il sinonimo di questa stessa parola: al pollaio è un giorno di festa! Come ogni volta che il sole spunta da quella montagna più alta, anche in questo dì, io mi trovo qui per condurre il ranch. Preparo il mangime composto di grano e crusca in un grande secchio, che poi capovolgo nei rispettivi recipienti. Operazione non facile, perché sono sommerso dai volatili che mi svolazzano intorno. Qualcuno di loro mi colpisce col becco le mani, mentre altri entrano nel contenitore. Spazientito da una situazione di totale aggressione da parte degli affamati volatili, trasformati dalla ghiottoneria in pericolosissime aquile voraci, mi affretto a gettargli il pasto. È facile intuire come qualcuno di loro inizia a sfamarsi con sopra alla schiena una collina di mangime. È un momento piacevole. Io mi diverto molto. Sembra quasi di vivere alcune scene comiche e situazioni ridicole che possiamo vedere alla televisione.

Conclusa tale operazione entro nel capanno dei nidi per recuperare le uova. Qualcuno è ancora caldo! Solitamente succede durante questo momento che mi metto a spiare la tacchina. Allo stesso modo di ieri faccio anche oggi. Mentre sto scrutando, improvvisamente, da sotto un'ala, spunta una piccola pallina gialla. È la testolina di un piccino che nato per primo rispetto ai suoi fratellini sta abbandonando pian piano il calore della sua mamma. Allunga la testa nel vuoto. Si sta mostrando per la prima volta al Mondo. Sono emozionato. Mi piace credere che le prime cose che sta vedendo, quella nuova vita, sono la sua mamma e me stesso. Sta allungando sempre più il collo. È molto curioso di vedere e conoscere cose nuove. Un ultimo sforzo ed eccolo la, è fuori dalla protezione delle penne, con la già totale indipendenza e la sua imponente fragilità. Per il suo colore paglierino si sta mimetizzando molto bene con la tinta della sua prima casa, che quasi faccio fatica a vederlo. Resto per molto tempo impietrito a guardare cos'altro ancora accadrà. Se tutto andrà in modo corretto, assisterò per altro tempo ancora al manifestarsi della vita. In questo caso rivelarsi sotto forma di minuscoli corpicini gialli che corrono a destra e a sinistra per il nido, inciampando negli enormi fili di paglia.

Il sole continua il suo cammino. Il giaciglio che ho sotto i piedi è illuminato dai raggi che stanno entrando nel capanno. In questo preciso istante dal colore nero della tacchina appaiono le altre testoline gialle. La prima similitudine che mi viene in mente è di vedere un albero di Natale con tante palline attaccate ai suoi rami. È una raffigurazione piacevole che ha come contenuto principale i colori della protezione e dell'amore. Tonalità vivaci e fondamentali della vita che combattono il nero tenebroso degli orrori senza luce. Sfumature con le quali una qualsiasi mamma dovrebbe farsi dipingere da un pittore, andando a raffigurare un perfetto quadro di famiglia. Non passa altro tempo ancora che tutti i pulcini zampettano in qua e in là per il nido, facendo il girotondo intorno alla chioccia. Ora che sono tutti fuori dai loro gusci, io sono molto entusiasta di ciò che sta avvenendo al pollaio.

Allo stesso tempo mi faccio prendere da un dubbio. Il nido è fissato a una certa altezza da terra e i piccini sono già così intraprendenti appena nati. Con il passare di pochi giorni saranno capaci di oltrepassare le sponde della cassetta in legno e cadere nel vuoto. Senza pensare che, se saranno fortunati a sopravvivere dopo tale infinito volo, dovranno scappare dalle galline. Queste li rincorreranno per colpirli in testa con il loro appuntito becco. Tale brutalità è inevitabile che accadrà, perché nel mondo animale è così che funziona. Le galline riconoscono nei tacchini pulcini degli esseri che non appartengono alla loro specie, semplicemente perché non gli sono simili nell'aspetto e nell'odore. Si comporteranno con gelosia. Faranno prevalere il loro carattere di difesa del territorio, dove i piccoli sono arrivati per ultimi e per questo non sono ospiti ben accetti. Credo proprio che se li lascerò stare indisturbati in quel nido, il loro Mondo di pace durerà ben poco. Devo farmi coraggio, acciuffare sia gli innocui pulcini sia la difensiva tacchina. Fare in modo di rendere non pericolose le sue temibili armi e trasferirli in altra dimora più sicura per i piccini. Così deciso, procedo in questa difficile operazione.

Inizio ad avvicinarmi a piccoli passi per non insospettire nessuno. All'improvviso sferro il veloce attacco. Afferro la tacchina per il petto con la mano destra e con la sinistra gli blocco le zampe. Questa si contorce come impazzita, ma non può vincere la mia superiore forza. Riesco così a metterla dentro una piccola uccelliera chiusa in ogni lato con rete e tavole di legno. Ora che la mamma è assicurata, mi rimane da prelevare i suoi piccini e riunirli insieme. Manovra facile. La mia enorme mano li rincorre nella sconfinata distesa di paglia come un minaccioso predatore. Li acciuffo e li dispongo delicatamente nel sacco che con l'altra mano ho ricavato dalla maglietta che indosso. Sembro un canguro! Apro la piccola porta e li invito ad andare incontro alla loro mamma. Questa li stava aspettando girando intorno alla voliera a testa bassa in segno di nervosismo. Vivranno nella nuova casa per circa un mese.

Nel corso di questo tempo mi sono anche impegnato a liberare la tacchina. L'ambiente era sicuramente troppo piccolo per lei. Senza perdere tempo si è riunita subito con il suo compagno. Hanno iniziato a scambiarsi nuove coccole e i saluti di buon augurio per nuove nascite.

Siamo giunti alla fine del mese di maggio. È giunto il momento che anche i sei giovincelli tacchini vadano ad aumentare la popolazione del pollaio, vivendo insieme agli altri inquilini. Sono cresciuti molto. Hanno anche cambiato colore, da giallo a nero, le soffici piume si sono trasformate in lunghe e robuste penne. Chissà se dopo questo intervallo di tempo utile alla splendida metamorfosi la mamma riconoscerà i suoi figli? Se ti mostrerai curioso di scoprirlo vieni al ranch a farti un safari. Sarai un gradito ospite, accolto con un assordante coccodè di benvenuto.


Non vedrai stupidi esercizi

sotto un tendone colorato.

Vedrai un cartone colorato,

dagli animali interpretato.

Non lacrime,

ma sorridenti innocenti creature.

Il giallo, il verde, il rosso,

sono i colori dell'arcobaleno.

Qui non esiste il colore nero.

Questo è un ranch vero….

….io ne sono il ranchero.


La bambina gli corse incontro e lo abbracciò.

Poi gli disse… Mi mancherai.

Il ranchero, commosso, le chiese…

Perchè ti mancherò?

La bambina singhiozzando rispose…

Perchè non potrò mai più ritornare,

con il pullman, a trovarti.

Il ranchero sorpreso, ma felice le rispose…

Con il pullman no, ma insieme ai tuoi genitori,

ogni volta che lo vorrai, potrai tornare a trovarmi.

La bambina smise di singhiozzare.


- Dedicato a quella bambina -



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