BENCICLOPEDIA

I 2 cipressi

Presentazione

Racconti


Ranchero

Prima di iniziare a raccontare desidero di mio proposito rivolgermi a te, anche se non ti conosco. In questo preciso momento hai aperto il mio libro e ti stai apprestando a leggere le pagine che seguiranno. Ti ritroverai immerso in un mondo reale, a vivere immagini che la tua mente ti proietterà come un film, nel quale io sono il primo attore. Degli altri personaggi principali ti racconterò più avanti. Ti esprimo gratitudine. Se tra tanta carta e tanti colori hai preferito proprio quest'opera, che magari se ne stava là tutta sola nell'angolino più lontano, forse è perché il lavoro che svolgo non è poi così privo di significato. Comunque, qualunque sia stato il motivo per cui l'hai scelta, io ti ringrazio ugualmente, anche se l'hai tirata giù dallo scaffale semplicemente perché ti ha incuriosito l'immagine di copertina. La prima apparenza non ti ha ingannato! Non è banale. Raffigura un libro semiaperto. Come un cancello di legno si spalanca dopo aver percorso a piedi un breve stradello polveroso, per farti entrare nel profondo dello scritto all'interno del ranch, con i suoi recinti e animali. Una tranquilla collina e ai suoi piedi una valle stretta. Come un serpente striscia l'impetuoso torrente. Io calpesto questa terra ogni giorno. Per me raffigura un mondo bello e calmo, dove non esiste la guerra. Gli animali hanno i loro recinti, ma sono comunque liberi di vivere anche allo stato brado, brucando l'erba di questo territorio raro. Questo è un ranch vero ed io, con grande orgoglio, ne sono il ranchero.

Non vedrai stupidi esercizi sotto un tendone colorato. Vedrai un cartone colorato, dagli animali interpretato.

Non lacrime,

ma sorridenti innocenti creature.

Il giallo, il verde, il rosso, sono i colori dell'arcobaleno. Qui non esiste il colore nero. Questo è un ranch vero….

….io ne sono il ranchero.


*


Pensieri sulla spiaggia di oggi... Di ieri

La spiagga, con la sua natura libera, diventa il luogo della memoria in questo racconto autobiografico, pieno di ricordi, a volte di nostalgia, ma comunque sempre ricco di vitalità e futuro.


 *

La vecchia Aia

La semplicità della natura, la ricerca autentica dell'essenza delle cose, sono lo sfondo agreste in cui vecchi attrezzi agricoli, un tempo sfavillanti, si raccontano. È l'autore stesso a spronarli, animato da un piccolo grande progetto di conservazione della memoria, di recupero di un tempo che è ormai passato ma della cui profondità abbiamo sempre più bisogno:

"Voi avete una grande ricchezza dentro. Io vi trascinerò fuori da questa condizione di passività. Vi migliorerò la vita combattendo le vostre fragilità e disabilità, trasportandovi in una vecchiaia fatta di attività di aggregazione, relazioni culturali e stimoli. In cambio, voi, una volta entrati in questa riserva di pace, dovrete fare una piccola opera per me. Salirete sul palcoscenico che io costruirò per voi con i mattoni, e trasmetterete la vostra conoscenza diretta e vissuta ai più giovani, che siano i miei ma anche i vostri simili."

Poche le pagine.

Della vecchiaia,

delineo l'immagine. Profondi i graffi.

Non era il vento,

a prendere a schiaffi! Al sangue,

preferisco l'inchiostro. Ti prego.

..Non avvicinarti,

con quella maschera da mostro.

Che i graffi dritti divengano i righi scritti. Ricurve le dita.

Quella forza,

in lungo e largo, trascinava spedita. Pelle cadente, ossatura sporgente. Picchia duro,

l'esterno agente.

In bocca,

più nessun dente.

Morente.

Và in onda

una scena carente. Vivere o morire. Cosa è peggio?

Interrato su questo poggio?


Allungare un braccio. Non ricevere, però, nessun aggancio.

Incontro pian piano. Qualcuno scaglia una mano. Sgobbare,

dal primo canto del gallo.

Sulle spalle

il pesante corbello. Dentro l'umano, non c'è più, nessun capitano.

Rimanere una compagnia cattiva. Perché non più forte,

per una vita attiva. Forti sono,

i, preferiti, nipoti. Sono lontani, però, dai lavori faticosi. Forte coltivatore,

costretto a calare le ancore. Corpo agricolo.

..Animo non ridicolo!

Il sangue esce dalle vecchie vene. Ti prego.

..Vogliami ancora bene! Il terreno non insozzo. Voglio rimanere qua', il più non posso.

Lacrime,

dagli occhi bianchi. Dell'ignoranza sono stanchi.

Sono venuto a trovarti. Parlarti voglio farti.

Raccontami del carro, pieno di fieno giallo. Sul viso,

allora, un dolce sorriso. Esperienze dalla vecchia aia. Testimonianze della vecchiaia.



Orme e foglie

Le pagine che seguiranno raccontano la vera storia di "Seguace di Cristo", componente del popolo plebeo dei "Mosca", razza guerriera distintasi per aver dato i natali a numerosi cavalieri. Per motivi legati al mio mestiere, io mi ero ritrovato a passare da quelle zone, alcuni anni fa. Un giorno avevo conosciuto proprio lui, il protagonista in assoluto di questo scritto. Subito, tra noi due, nasceva una profonda amicizia. Tanto che, nella più totale confidenza, apriva il suo cuore a me, rivelandomi che aveva delle storie da raccontarmi. Un passato che avrebbe poi voluto fissare nel tempo, in qualche modo, così da farlo conoscere ai membri del suo popolo. Purtroppo lui non sapeva né leggere né scrivere e quindi aveva visto in me quella possibilità tanto aspettata, quell'uomo istruito che, per caso, si era ritrovato a passare dal suo villaggio. Gli chiedevo, allora, di iniziare a raccontarmi qualcosa della sua vita, tanto per capire di cosa si trattasse, se valeva veramente la pena di dedicargli il mio tempo, standolo ad ascoltare per giornate intere. "Seguace di Cristo" si metteva a raccontare, solamente alcuni episodi di quegli avvenimenti, ma dopo poco parlare, lo interrompevo subito. Senza spiegare nulla, gli dicevo solamente che accettavo la sua volontà. Mi doveva solo dare del tempo per recuperare della carta Ci saremmo incontrati al mattino seguente, per iniziare a registrare sulle pagine la sua voce. Così stabilito noi facevamo. Le bianche pagine iniziavano a riempirsi. Giunto alla soglia dei suoi primi quarant'anni, "Seguace di Cristo", si era ritrovato a pensare a com'era stata la sua vita fino a quel momento e facendo una profonda riflessione poteva affermare, con certezza, di considerarla una vera battaglia. Così aveva avvertito il forte desiderio di bloccare nel tempo alcuni accadimenti, che aveva dovuto affrontare. Questi avevano cambiato il corso della sua vita, alcuni lasciando per sempre orme impresse come cicatrici dentro di lui. La sua vita aveva delle storie da raccontare, vicende non banali e non importava se, all'inizio, mi sembra tutto così difficile. Lui credeva in loro ed io dovevo trovare il coraggio di mettermi in gioco per aiutarlo. E allora ecco come gli accadimenti del passato si sono impressi nella sua mente, come le orme lasciate dagli animali sul terreno, poi…


Non posseggo terre da arare, non posseggo animali da allevare,

non sono ricco, neppure povero… Posseggo una mente da far fruttare!

Non seme che in terra diviene il raccolto,

ma pensieri che sulla carta, divengono il racconto.

Sulla Terra i solchi dritti, sulla carta i righi scritti. Campo dall'aratro arato,

pagina dalla penna inchiostrato.



Sangue brado

Sangue Brado è un racconto dove la vera protagonista è l'amicizia spensierata tra il bambino ed un vecchio contadino, che vive immerso nella natura. Questo profondo sentimento, al bambino appare un'occasione irripetibile.


Molti i cuori appesi. Pompano sangue nelle vecchie vene,

di quei contadini che non si sono mai arresi.

Vene come intrecciati tralci.

Da molto tempo non fanno

il loro lavoro le falci. Alto è, allora, l'orzo selvatico.

Nascosto striscia il veleno antipatico.

La falce taglia il raspo, tingendosi del rosso aspro.

Guardiana del sacro raccolto,

con il pugnale, punge la vespe.

C'è ancora sangue, nelle vecchie vene del contadino Oreste. Sulla fronte scivola la goccia di sudore,

era combattuta la vita al podere.

Senza pastore pascola come un brado gregge. Non c'è più bastone che la sorregge.

Vite appese come burattini

ai fili del teatro.

Poco più là riposa, interrato,

l'arrugginito aratro. Dalla cima della collina laggiù,

l'infuocate frecce trafiggono

i vuoti occhi del vecchio ovile.

Ormai ho pieno il barile.

Aspro, brado,

ho raccolto le ultime gocce

di un sangue raro.


Racconti sulla collina

I racconti sulla collina di Cristiano Benci, rappresentano idealmente un mondo fatto di semplicità e schiettezza che mette però al centro del suo gravitare i grandi temi: il valore dell'amicizia e della condivisione, nelle loro varie sfumature e, ancora, l'amore dell'autore, inestinguibile, per la natura.


"Sulle spighe non cresceranno i chicchi di grano,

ma racconti

di un tempo lontano.

Piccoli pensieri, attraverso i quali

io oggi…Rivivo ieri".

Sulla scrivania

una pagina del quaderno a righe vedo.

Su quel terreno,

oltre la siepe, cresceva il vigneto.

Righe dritte,

dove si sdraiano le parole scritte.

Filari paralleli,

nel mezzo ai quali, io oggi, mi rivedo camminare ieri.

La penna si muove da sinistra verso destra.

Oggi, fa una similitudine, la mia testa.

Ogni lettera disegnata….

Un'orma, sul terreno, lasciata.

Ogni parola formata…. Una distanza colmata.

A fine frase colloco il puntino tondo.

Intanto, al filare, ero giunto in fondo.

Un passaggio di vita racconto. L'autunnale frutto raccolgo.

In quel passato ieri, era festa in questo posto.

In questo presente oggi, io, odoro ancora il buon profumo di mosto.

Di me stesso sono il burattino.

La penna muove i fili di quel bambino.

In mezzo ai filari lui cammina e ride,

ora va avanti, ora va indietro la macchina da scrive.



Per mano

Per mano (Dal diario di Melissa. Primavera 2020) è il il diario pieno di candore e fantasia, di una bambina che vive l'esperienza del lockdown durante la primavera 2020, dovuto alla pandemia.

Una frase scritta veloce con il lapis, sulla pagina a quadretti, ricorda i compiti da svolgere per il giorno seguente. Il tempo di chiudere il diario e la campanella suona. Come fosse lo scoccare del "via" tutti, come veloci corridori scappano lontano, infastiditi da uno snervante ronzio. Un fastidioso animaletto, infatti, molto cattivo, sta svolazzando nell'aria e trasportato dal vento, attraverso il buco della serratura, entra nelle classi e fa starnutire tutti i bambini che trova a giocare insieme. Essendo brutto e deforme, come un vero scarabocchio, si sente solo, così è invidioso di tutti quelli che vivendo un'amicizia si prendono semplicemente per mano. Anche la maestra, allo scoccare dell'assordante tintinnio, si è allontanata sempre più da quella ormai, vuota e silenziosa stanza, unica vera partenza per l'istruzione di tutti loro bambini. Dove si trova? Basta cliccare su un tasto e come per magia eccola qua, dentro il piccolo schermo. Alle sue spalle non c'è più la nera lavagna! La lezione a distanza ha inizio. La classe è la cucina. Il banco è il tavolo da pranzo. La bidella è la mamma. Oggi, però, nessun compagno può suggerire! Improvvisamente, la pentola a pressione sui fornelli, inizia a fischiare. La bambina chiude gli occhi. Ode, ancora una volta, la campanella suonare.




Il corpo dorme... La mente lascia le orme

"Il corpo dorme...La mente lascia le orme di Cristiano Benci è un romanzo di memorie, ricordi in un mondo agreste e onirico, dove ogni cosa è incantata e lo stupore, mano nella mano con la paura, invade la mente del protagonista Crin. "




Coriandoli neri dai mandorli

Coriandoli (neri) tra i mandorli di Cristiano Benci è un racconto agreste che ci fa rivivere nella quiete della natura, riscoprire momenti magici, quando il sole sorge lentamente all'orizzonte e i primi raggi si filtrano tra le foglie degli alberi e ci si trova immersi in uno spettacolo senza tempo. La bellezza della natura si svela in ogni suo dettaglio, come un dipinto vivente dipinto con i colori più vivaci. Il protagonista del racconto Benjamin ci condurrà in un mondo magico al confine tra l'inconscio e il santuario della natura.
Tuttavia la sua esistenza prenderà un declivio pericoloso quando a causa di un problema economico prenderà una decisione dalle conseguenze drammatiche.


*

Vi rivedo lassù... Vi ricordo quaggiù

"I nonni sono un tesoro prezioso e un legame speciale nella vita di molte persone. Possono offrire una prospettiva unica, un'infinita quantità di amore e saggezza derivata dalle loro esperienze di vita. Svolgono un ruolo cruciale nell'arricchire la vita dei loro nipoti, donando loro amore, saggezza e un senso di continuità familiare. Il loro impatto dura per generazioni, lasciando un'eredità preziosa di affetto e apprendimento.
Vi rivedo lassù...Vi ricordo qua giù...è un omaggio delicato e intimo per i propri nonni, i cui tanti ricordi, dipinti dall'autore, ci rimandano in un'epoca piena di nostalgia".


Scaglia la freccia, l'arco cacciatore.

Dall'etrusche spalle, come fosse zucca,

laggiù in basso, ruzzola

l'"Insanguinata Criniera".

Lungo la groppa rimbalza tra brucanti olivi.

Greggi di "Arieti",

con occhi incendiati dalla "Vergine Pastora"

pascolano in agresti costellazioni.

Sulla soffice lana,

il volo della luccicante "Testimone della Fede,

diviene di un equilibrio carente.

Inciampando nel vagabondo "Sasso Squadrato",

si spegne a terra, mutandosi nella "Messaggera di Dio".

Sopra la testa del "Vecchio Guerriero"

osservo la corsa di un "Capricorno".

Dalla cima della medievale torre,

la terrestre orma si tuffa,

divenendo una "Goccia del Mare",

in questo sferico "Acquario".

Trafitto il "Leone", di entrare in scena,

ognuno di loro ne è consapevole.

Cupola agreste,

animata per la conservazione della memoria…

…Recupero di un tempo che ormai è passato.

Io ne ho sempre più bisogno.

Sgobbano dal primo canto della civetta.

Il "Grande Carro" è pieno di fieno giallo.

Lungo la stradina bianca

lo accompagna la passeggera lucciola.

Stanco si siede davanti alla luminosa stalla.

C'e il toro da sfamare!

Nella stagione della fienagione

questa era la loro occupazione.

Una forza li trainava.

Sapevano di essere una famiglia.

Questo pensiero a loro bastava.

Da tutti loro, io oggi, mi sento abbandonato.

Allungo il mio braccio…

…non ricevo nessun aggancio.

Qualcuno di loro

mi verrà a prendere prima o poi!

Intanto, dalle stalle,

non giungono più i muggiti dei buoi.

Oggi, in terra, ci sono le "stalle decadenti".


Orme nel sentiero del tempo

"Orme nel sentiero del tempo è un racconto poetico e fotografico di un mondo idilliaco e immerso nella natura, della cui più intima essenza il protagonista si nutre, in un susseguirsi di incantevoli sensazioni."



Ricordi elementari

Affascinante racconto che ci porta indietro nel tempo, nei giorni spensierati dell'infanzia di Cristiano alle elementari. Attraverso gli occhi curiosi e la mente vivace di questo bambino, esploriamo il mondo magico e sorprendente che si svela dietro ogni angolo della scuola.
Cristiano, con il suo entusiasmo contagioso, ci guida attraverso le avventure quotidiane di un piccolo studente: dalla scoperta delle lettere dell'alfabeto, alle prime amicizie che sbocciano come fiori in primavera, fino alle avventure più strampalate durante le ricreazioni. Il racconto cattura l'innocenza e la meraviglia di un periodo in cui ogni giornata è un'opportunità per imparare qualcosa di nuovo e costruire ricordi che dureranno per sempre.




Il volto della forza

"Questa storia mostra come il coraggio e il talento di un ragazzo possano cambiare non solo la sua vita, ma anche quella di chi lo circonda, portando a una trasformazione positiva che va oltre le difficoltà iniziali."


*

Sfogliando pagine d'una agreste memoria

Nel frequentare la scuola elementare mi sono innamorato di una mia compagna di classe. Si chiama, tutt'oggi, Storia. Capelli biondi, lunghi e lisci, come la coda dei cavalli combattenti ai piedi dei castelli. Occhi azzurri come il mare dei tempi della creazione. Per mano abbiamo fatto lunghe passeggiate su e giù per la campagna e armato di carta, penna e tante domande in tasca, ho giocato a fare l'archeologo, scavando in quel luogo misterioso che era la mente di mia nonna Mry, al tempo degli accadimenti ragazzina. Oggi la sua mente è oscurata da nere nuvole, gonfie d'incalcolabili giorni passati. Basta punzecchiarle con alcune domande ben appuntite, che iniziano a grondare una pioggia frammentata di ricordi. Un fiume in piena di memorie inondanti il villaggio dove viveva, scavando e riportando in superficie, una storica rievocazione agreste, con pagine che parlano di: Una querce piena d'oro che brucia, lo spirito di una ragazza deceduta che si materializza in un bosco, un torrente liberato dal demonio invitando il soccorso divino, una pentola di antiche monete protetta dallo stretto abbraccio di radici di un gigantesco ulivo, un tesoro custodito nella gola della collina, un fantasma dell'antico casolare agricolo, uno spirito maligno, servitore del Diavolo da combattere a colpi di speranza, fede, amore e provvidenza, un lupo mannaro divenuto folclore del villaggio per la sua spaventosa mostruosità. Un elenco di capitoli, testimonianti un lontano e tenebroso passato. Mentre mia nonna Mry racconta, un brivido d'emozione mi graffia la schiena. Sfogliando le pagine della sua agreste memoria è come se, con i piedi, calpesto le ossa, di una storia non riportata in alcun libro scolastico, sminuzzate dal tempo e dalle lavorazioni agricole, come avviene per vasi, anfore di un sito archeologico. Ascolto … Percepisco ancora la presenza di quei personaggi, protagonisti di questi capitoli, frammenti di un'ancora viva memoria, che appiccicandoli alla meglio, ricostruisco questo mio personale antico testamento.Del villaggio dove è nata mia nonna non vi sono più tracce. Per certo ho notizia che sorgeva su un terreno sabbioso e ghiaioso, dove il fiume e il torrente, dopo piovuto molto, fissavano il loro punto d'incontro, per andare insieme al mare. Da questa zona di confluenza era facile controllare la strategica strada di comunicazione, strisciante tra le gambe delle circostanti olivate colline, aventi sulle spalle i castelli fortificati, che a guardarli dalla valle, oggi sembrano raffigurare proprio fieri cavalieri a cavallo del loro destriero, fissati dal tempo in un quadro medioevale. Nel villaggio erano presenti: Una chiesa, un giardino del Regno dell'eterno sonno, due botteghe di calzolai, una fornace, un vasaio, due fabbri e un macello. Il resto degli abitanti erano contadini che scambiavano polli, uova, prosciutti e altri regali della terra, come grano e olio, con scarpe e vestiti portati al villaggio da venditori ambulanti. La vita andava vanti tra alti e bassi. Alcuni anni le vacche grasse, forse chissà … Essendo più pesanti si facevano sorpassare dalle loro simili, più magre e quindi più agili e veloci, nel portare lo scarso raccolto al granaio. Passavano i venditori di cianfrusaglie che chiedevano di fermarsi per la notte, dormendo nella stalla, con i suoi monti di paglia e resa accogliente dal caldo fiato dei buoi. Ospitalità sacra, tale sistemazione, anche per i rari nomadi circensi, che per la gioia dei bambini si fermavano al villaggio ogni anno a primavera. Portavano con sé delle valigie di cartone legate con lo spago sulle spalle e un tavolo chiudibile con attaccate varie mercanzie, come: fiammiferi, forcine per i capelli, ferri per cucire la lana e gli immancabili cornetti rossi portafortuna. Ce ne voleva tanta di fortuna! Molte persone si ammalavano di malesseri non spiegabili e curabili dalla medicina conosciuta. Forse i lavori usuranti nei campi stavano presentando il conto in vecchiaia? O forse un buio mistero si stava diffondendo come un virus per tutto il caseggiato?Mia nonna era ancora piccola quando il caseggiato, del quale oggi rimane solamente un cimitero d'ossa, e frammentarie notizie, veniva strappato dalle sue radici, come filo d'erba, dallo straripante galoppo del fiume. Rimbombanti erano gli echi dei suoi lamenti, mentre, come impetuoso cavallo, travolgente in battaglia, si contorceva cercando di liberarsi dagli ostacoli trovati davanti. In seguito all'abbandono delle case, i superstiti davano origine a fattorie e piccoli poderi, pascolanti, come sparse pecore, sulla groppa dei dominanti poggi. Proprio in una di queste proprietà ci sono cresciuto io, circondato da campi di grano, balle di paglia e galline, dalle quali ali ho strappato le più colorate penne, per scrivervi i miei più oscuri racconti.


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