Il volto della forza

Mi sarebbe piaciuto rimanere un bambino spensierato, come una piuma che incoraggiata dal vento vola leggera senza mai toccare terra. Invece il mio corpo è cresciuto divenendo sempre più pesante, costretto dalla maestra "vita" ad aprire libri pieni di problemi (non matematici), di responsabilità, lavoro e famiglia. Questa nuova scuola, lasciandomi poco tempo libero e catapultandomi velocemente nel futuro, mi ha fatto perdere di vista il mio tempo passato, interrompendo i rapporti con i compagni delle scuole elementari, mettendo al centro della nuova classe me stesso, come unico "io", non esistendo più intorno a me banchi occupati da altri "tu", "noi", "voi" e "essi". I pronomi personali mi hanno sempre fatto paura a impararli uno dopo l'altro, ma oggi che mi sento solo in questa distesa infinita di mattonelle consumate dai nostri salti, ogni volta che ascolto mia figlia, nel ripetere i verbi, come fossero poesie, durante la sua lezione pomeridiana, io non mi sento più solo, ricostruendo ricordi belli che dureranno per sempre.

Oggi, per continuare la tradizione del bravo alunno in italiano, avendo redatto ottimi temi, scrivo racconti e poesie ispirandomi al mondo agro pastorale che mi circonda, con contenuto la vita nei campi, interpretata dai miei nonni, come personaggi principali. Proprio alcuni di questi racconti raccolti in un libro dal titolo "la vecchia aia"sono diventati un testo teatrale interpretati su un palcoscenico di un teatro locale. Come si scoprirà nel corso dello spettacolo, vecchi attrezzi agricoli, un tempo sfavillanti, si raccontano, animati dalla conservazione della memoria di un tempo passato, della cui profondità abbiamo sempre più bisogno.

Primavera. Il mio personale piccione viaggiatore elettronico mi recapita un messaggio scritto.

<Ciao, sono io. Come va? Tutto bene? Ho scoperto che scrivi libri sui racconti di campagna e tradizioni agresti. Ci tengo a farti sapere che anche a me piace molto questo genere di letteratura. Anch'io ho scritto racconti simili, purtroppo salvati e scordati dentro una cartellina del computer. Trattano di personaggi vissuti nei paesi vicini, raccontatami da mia nonna, ma anche di leggende locali, tesori ritrovati, misteri, fantasmi, insomma la storia dei nostri luoghi, con i suoi ruderi di medievali castelli che non esistono più. E' stato il Sig. Internet a informarmi del tuo interesse per la scrittura, ma ho scoperto personalmente questa tua ammirevole passione leggendo qua e là, locandine appese ai muri, di pubblicità per lo spettacolo teatrale dedicato alle "esperienze dalla vecchia aia, testimonianze della vecchiaia". So che rimarrai male, ma non amo i posti dove si svolgono questo tipo di rassegne, perché sarà presente sicuramente molta gente e io non mi sentirei a mio agio e soprattutto non sarei di compagnia. Niente di personale, ma il giorno rincaso molto presto, appena finito di lavorare, evitando ogni forma di vita sociale. La mia salute sta peggiorando. Riesco a parlare con fatica. Neppure la mia mamma riesce a capirmi bene! La mia condizione fisica, che tu conosci molto bene, sta peggiorando. Lingua, bocca e gola si stanno ingrossando sempre più. Capirai perfettamente del perché evito posti affollati. So che un modo sbagliato di affrontare il problema, ma in questo momento non ho armi ben affilate per combattere questo mostro, che lentamente mi sta mangiando dall'interno. Se qualcuno ti chiederà di me, rispondi semplicemente che non posso essere presente alla tua rassegna, perché crescendo sono diventato un uomo molto riservato. Questa scusa non la userò con te. Un giorno tu ed io ci possiamo rivedere e magari passeggiare soli per la strada vicina casa tua. Sono legato a codesta campagna, che rivedo sempre volentieri. Qualche volta, infatti, di nascosto a tutti, ritorno a farci un'escursione, addentrandomi nei luoghi dell'infanzia. Terminate le scuole medie sono stato costretto ad andare a abitare in città, perché mio nonno, non andando d'accordo con suo fratello che abitava al piano terra, un giorno decise di vendere e abbandonare la campagna, altrimenti qualche cosa di brutto sarebbe successo. Io in questa decisione importante di famiglia non sono mai stato interpellato. Forse essendo ancora piccolo a nessuno importava il mio parere. Pensa a com'ero legato io ai miei campi e al silenzio del nostro territorio! Da bambino innocente avrei dovuto godere di codesta agreste ricchezza, vivendo un'adolescenza spensierata, come è successo per te, invece a me è toccato trascorrerla frequentando ospedali, dove gli esperimenti medici hanno solamente peggiorato la mia situazione fisica e psicologica. Ero sempre nervoso! Le stesse anestesie iniettatemi ogni due mesi circa mi mandavano fuori di cervello. Ho cercato per anni la mia tranquillità ma non l'ho mai trovata. Forse si è sempre ben mimetizzata tra la pace della nostra campagna, nascondendosi bene tra gli ulivi e le viti. Così come un bambino sempre irritabile, non riuscendo mai a vincere al gioco del chiapparello, la mia ansia rimbalzava tra le stelle, come la pallina che sbatte nel flipper, quando il telefono di casa squillava, perché giorno o notte, c'era da affrontare il viaggio verso l'ospedale del nord. Il tragitto non era una piacevole passeggiata e in quella stessa sala operatoria le anonime tute dei medici non erano certo i colorati e strampalati vestiti dei pagliacci del circo, pronti a farmi divertire con i loro scherzi.

Nonostante quest'avventura negativa della mia vita, custodisco bei ricordi. Tu ed io eravamo molto legati. Ricordo tutte le positive avventure. Non mancherà occasione per incontrarsi. Tra tutti i nostri compagni, tu ed io siamo sempre stati i più uniti. Salvando pochi, ricordo i dispetti dei più prepotenti, quando alle scuole medie mi gettavano la cartella per terra, trascinandola come uno straccio e poi mi facevano a pezzi il vario materiale scolastico, custodito come fosse una vera reliquia. Non sono arrabbiato con te altrimenti non ti avrei ricercato. Di tutti gli altri compagni, invece, non voglio più sapere notizie. Nel tempo ho incontrato solamente una nostra compagna che mi ha fatto notare come non guardo nel volto la gente quando faccio conversazione. Le ho risposto che forse era lei a sentirsi in disagio nel guardarmi, schivando i miei sguardi, io non mi vergogno del mio volto, al contrario, ti fisso negli occhi, proprio come fa un toro pronto a sfidarti. Ritornando alla nostra amicizia ricordo le nostre invenzioni. L'elicottero costruito con una carriola e la tavola di legno come elica. La bottiglia dello spumante con una cannuccia infilata a forza, facendo pressione sopraggiungeva il tonfo da fucilata e la fumata. I bicchierini da bibita pieni ci cemento ai quali sul fondo si metteva un ritaglio di pallone di gomma e un cordino centrale, che poi mirando verso il nemico si tirava scaturendo addosso una nuvola di polvere cementizia. Il micidiale spara tappi che se avevi i pantaloncini corti ritornavi a casa con le gambe sbucciate come una mela. Ci si divertiva costruendo queste armi semplici, usate poi per preparare un'amichevole guerra, combattute per le fossette della strada poderale, che per le nostre corte gambe raffiguravano vere e proprie trincee da difesa. Autentici e genuini divertimenti, ambientati sul campo. Niente a che vedere con i passatempi innaturali e finti dei ragazzi di oggi, come la playstation e il telefono cellulare, che per la loro scenografia basta una semplice stanza da letto. Le nostre ricette di gioco erano semplici, ci bastava un fagiano o un gatto da rincorrere. La nostra sconclusionata pesca la ricordi? Io ho accumulato tante canne e mulinelli che neppure ho mai trovato il tempo di provare! Resteranno per sempre nuove. A chi andranno? Te, almeno, hai figli! Io ho tanto di quel materiale accumulato, che sarà gettato, senza mai essere tramandato: orologi da polso e da tasca, monete, canne da pesca e tante altre cose. Colleziono di tutto, chiedimi l'impensabile ed io lo tengo.

Come già scritto in precedenza in questo momento non ho armi ben affilate per combattere il mio male, ma ho una matita ben appuntita con la quale infilzare gli spiriti maligni del mio passato. Da una battaglia spirituale e interiore combattuta in quei l,ontani giorni, il mio essere "io" è risorto. La mia anima immortale ne è uscita vincitrice. La provvidenza mi ha illuminato e fatto capire tutto nel modo migliore e più adatto alla mia mente. Ho iniziato a pensare con l'anima e con il cervello… Allora ho ricordato, immaginato, conosciuto, voluto, contemplato. Mi sono sentito illuminato e ispirato. Ho creato così racconti che considero veri mattoni del mio cammino esistenziale, capitoli che fanno riflettere. Se vorrai usare questi racconti rielaborandoli, correggendo la grammatica, l'ortografia e la punteggiatura, per poterli dedicare ai ragazzi delle scuole elementari e medie, come messaggio alla non violenza, a me va bene, l'importante è di rimanere in anonimato, senza passaggi scritti che facciano riferimenti a fatti dai quali si capiscono i soggetti coinvolti. Verrebbe un bel libro! Essendoci persi di vista ci tengo a farti sapere che al liceo non ho mai subito le prepotenze degli altri, anzi… I ragazzi più grandi mi rispettavano nella mia diversità fisica e psicologica e se comunque qualcuno avrebbe osato offendermi, mi avrebbero sicuramente difeso.

Grazie per aver sicuramente letto questo lungo messaggio, rispondimi quando avrai un po' di tempo, al fine di accordarsi per incontrarci e se deciderai di iniziare a scrivere i capitoli della mia coraggiosa storia, non potrai altro che farmi piacere.

A presto>.


IL SASSO LANCIATO DALLO SCUOLABUS

Età della terza o quarta elementare, non ricordo bene.

Abitando in una sterminata campagna, tutti i mattini passa lo scuolabus comunale, che per il suo colore giallo e i grandi specchietti retrovisori, mi somiglia molto a una grande pecora con le orecchie abbassate. Per il grande carico di bambini che ha sulla groppa e la ripida, serpeggiante stradina collinare da scalare, quando giunge davanti al cortile del mio podere, è già stanca. Sbadigliando apre la bocca. Io ne approfitto per cercare un posto a sedere tra le sue comode costole. Durante il tempo impiegato nell'accomodarmi, per non farmi cadere, il grande animale resta immobile, approfittandone per riposarsi e brucare l'erba del mio giardino. In una lenta camminata, attraversando uliveti e vigneti, arriviamo al vicino villaggio dove, oltre le grandi vetrate, ci aspettano le maestre. La grande pecora ci aspetterà, pascolando davanti alla bianca chiesa, per riportarci tutti a casa, dopo che avremmo finito di imparare qualcosa. Le materie che più mi attraggano sono la storia e l'archeologia. Questa passione per il tempo passato, mi trascina nei campi, attratto dal cercare tutto quello che la mia fantasia da bambino mi suggerisce, come un sasso interessante, per la sua forma o colore, oppure un preistorico fossile. Questa collina, in un tempo lontanissimo, era il fondale del mare. Sembra di camminare sul bagnasciuga! Oggi raccolgo piccoli molluschi e conchiglie dure come sassi, ma anche manufatti antichi di pietra. Saltellando tra i filari della vigna inciampo su una pietra, dalla forma e colori fuori luogo. Reperto interessante. Venuto sicuramente in superficie per prendersi una boccata d'ossigeno, come fanno le creature viventi delle profondità marine, forse grazie a una frana di parte del vigneto, oppure in conseguenza alle lavorazioni agricole. Un normale sasso comune? Per me resta un ritrovamento importante. Ci vedo dei graffiti a rilievo raffiguranti scene di caccia, con animali e uomini stilizzati. Un angolo ha la forma di una punta semi triangolare, come se la pietra contundente fosse una specie di ascia primitiva. Sentendomi un vero archeologo, ripulisco, con molta cura, la pietra dalla terra. Ora i disegni rupestri sono ancor più riconoscibili. Quegli animali e uomini primitivi stanno inscenando nuovamente battute di caccia sopra il mio portalampada di camera. Durante i miei sogni incontro i nostri antenati. <Da dove provenite? Siete nati qui? Siete nomadi? A chi di voi

apparteneva quest'arma? Cosa c'era, durante il vostro tempo, al posto della mia casa>? Purtroppo il mattino mi sveglio troppo presto, per ricevere una risposta completa. Le strilla della sveglia, rimbombanti sui muri, terrorizzano gli antichi uomini che corrono a nascondersi nelle cavità dei cassetti. Oggi ho avuto la bella idea di portare a scuola la venerata pietra, per condividere il ritrovamento con tutti i miei compagni e la maestra, tollerante verso queste mie artistiche e culturali iniziative. Alcuni miei compagni di classe, meno comprensivi nei confronti di certi miei progetti, per stuzzicarmi e attaccare briga, usano come pretesto questo sasso, da loro considerato inutile. Ho un carattere fragile dovuto a un problema di salute, con cui sono nato, che mi condiziona l'aspetto esteriore e psicologico. Questi limiti mi portano a essere debole, facilmente attaccabile dal branco. Percependo le mie difficoltà, vigliaccamente divento il bersaglio del leader del gruppo, rappresentato dal prepotente studioso e proveniente da una buona famiglia, per questo considerato intoccabile. Si sta ingelosendo perché oggi sono io a ricevere attenzioni e complimenti per l'importante lezione di storia, da me impartita. Iniziano a tormentarmi, avvicinandosi al mio banco, dicendomi che porgo troppa importanza alla pietra inservibile. Per mia sfortuna suona la campanella di fine lezione. Sono seduto sui seggiolini dello scuolabus, durante il tragitto di ritorno a casa. E' un pomeriggio di primavera e i grandi finestrini sono tutti aperti per il forte caldo. Lasciata la strada principale, lo scuolabus rallenta per imboccare una stradina tutta sterrata che porta a casa di uno dei tre cani randagi. Io sto tranquillamente osservando le pecore e le mucche al pascolo. È proprio in questo momento che artigli affilati e sanguinosi mi strappano il sasso dalle mani, come fosse cuore dal petto e lo lanciano dal finestrino. La storia primitiva, che gelosamente custodisco nella mia cartella, ora tramonta velocemente scomparendo nel verde grano. Io piango. Mi chiedo il perché di tanta cattiveria. Loro mi rispondono che mi vogliono dimostrare il poco valore del mio ritrovamento e hanno tutto il diritto di gettarmelo, come fosse spazzatura. Arrivato a casa, racconto del brutto episodio alla mia mamma. Dispiaciuta nel vedermi piangere, guidata dalla mia memoria geografica, in sella al suo motorino, mi accompagna nel tratto di strada lungo il quale, alcuni ragazzi superficiali hanno tentato di uccidere la storia. Le ricerche durano molto tempo e solamente al tramontare

del sole, gli antenati, correndo dietro alla cacciagione, sbattono nel mio piede. Li afferro con la mano, felice di averli ritrovati e stringendoli forte a me, li prometto che per nessuna ragione li avrei riportati a scuola. Loro hanno già scritto la nostra storia … Non è certo necessario che seguissero le lezioni! Ora sono in classe e seduto al mio banco, con orgoglio, sto raccontando al prepotente secchione di essere riuscito a recuperare il prezioso sasso, risultando infruttuoso il suo tentativo di procurarmi tanto dolore. Facendo scena muta, degna di una tragica interrogazione, incassa la sconfitta, ma la rabbia lo sta dipingendo di verde, che quasi si confonde con l'ambiente del cortile scolastico.

Maltrattamenti e prepotenze, se sei debole, ti accoltellano il carattere che sta crescendo insieme al tuo corpo già sanguinante. Io non voglio sembrare esagerato. Oggi le prepotenze e la malvagità possono istigare addirittura al suicidio, che a confronto i miei torti subito possono sembrare solamente delle innocenti ragazzate. Comunque, per colpa delle mie debolezze psicologiche e limiti fisici, certe monellerie hanno marchiato a fuoco la mia anima.



"Questa storia mostra come il coraggio e il talento di un ragazzo possano cambiare non solo la sua vita, ma anche quella di chi lo circonda, portando a una trasformazione positiva che va oltre le difficoltà iniziali."

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